domenica 5 marzo 2017

Challenge fiori!


Ecco la mia interpretazione per la Challenge del blog "tutto quanto ... Diventa scrap"
A tema molto primaverile:fiori!
Un bel segnalibro fiorito!

lunedì 9 maggio 2016

elimination communication : un "nuovo vecchio" modo di comunicare

ecco a voi l'articolo scritto dalla mia amica Azzurra!

 

Che cos'è
Molto spesso l’EC viene associato in modo diretto all’uso del vasino: un altro modo di chiamare l’EC infatti è infant potty training (allenamento infantile al vasino): insomma l’EC può sembrare un metodo per insegnare ai neonati a fare la cacca e la pipì nel vasino, che ricorda certi tentativi coercitivi che si facevano negli anni ’50 per costringere i bimbi dopo l’anno a non farsi più la cacca addosso, tenendoli ore seduti sul vasino e causando spesso problemi.
L’EC non è un metodo, è qualcosa di più profondo e al tempo stesso più semplice: è il modo con cui la mamma (o chi accudisce il neonato) risponde alle sue necessità fisiologiche. È, appunto, comunicazione. Se il bimbo ha fame, la mamma risponde prontamente tirando fuori il seno e sfamandolo; se ha freddo la mamma risponde coprendolo; se ha sonno o è agitato la mamma risponde cullandolo e abbracciandolo. Perché, invece, se il bimbo ha bisogno di fare la pipì e la cacca, la mamma non risponde permettendogli di liberarsi come ogni mamma-mammifero?
Si scopre che i neonati sembrano avere consapevolezza delle proprie necessità fisiologiche: sentono quando la loro vescica è piena e, proprio perché è piena, la svuotano; non ci sarebbe infatti alcun motivo per sforzarsi di trattenere la pipì. Come sanno quando hanno fame o quando hanno sonno o quando hanno freddo, così sanno quando devono fare la pipì e la cacca.
Come suggerisce anche il nome (Comunicazione di Eliminazione), si basa sull’osservazione e l’interpretazione del linguaggio del corpo del bambino, che “parla” anche attraverso vari tipi di pianto, varie espressioni del viso o comportamenti. Chi non conosce l’EC pensa che sia impossibile capire quando il bambino deve fare la pipì o la cacca, perché non ponendo attenzione ci si perdono questi segnali, ma chi pratica EC sa che i segnali ci sono, e pian piano si impara a riconoscerli. Anche da piccolissimi i neonati comunicano il bisogno di evacuare, ma se il genitore non risponde a questo bisogno, il bambino smette di comunicarlo. Può essere un versetto, una smorfia, un movimento particolare… qualcosa che può passare inosservato, se si ha il pannolino che rende invisibile la conseguenza di quei segnali… ma se il bimbo non ha il pannolino, la mamma impara a capire che dopo quel certo versetto o movimento, il piccolo fa la pipì… E inizia a collegare le due cose. Col tempo imparerà ad anticipare l’evacuazione, portando tempestivamente il bimbo a fare la pipì… istintivamente. E anche il bimbo, da parte sua, vedendo che c’è interesse da parte del genitore, imparerà ad aspettare e si impegnerà nella riuscita di tutto ciò.
Anche ritmi, orari ed eventi come la pappa o il sonno possono aiutare a riconoscere anticipatamente le esigenze del bambino. Non appena si colgono questi segnali, il lattante va portato in bagno e seduto sul vasino (o sul lavandino, se si ritiene più comodo), tenendolo in braccio e con la schiena appoggiata, finché non sarà in grado di reggersi seduto da solo.
I neonati sembrano sapere cosa stanno per fare e sceglierebbero anche, se dessimo loro la possibilità, il luogo dove liberarsi.
Il pannolino è un tappo, un tappo comodissimo che ci permette di non doverci occupare, se non minimamente, dei bisogni di evacuazione del bambino. Certo è una grande comodità, perché possiamo dimenticarci di questi bisogni per ore, è una comodità per la mamma, ma non una necessità per il bambino: il bambino non ha bisogno del pannolino. Per le mamme africane, cinesi o indiane è normale occuparsi dei bisogni dei loro bimbi, permettendo loro di espletarli senza sporcarsi, riconoscendo i loro segnali e i loro tempi; e quando sentono dire che le mamme occidentali lasciano i loro figli a mollo nei loro escrementi rimangono scandalizzate (anche se l’arrivo della modernizzazione sta modificando anche la loro percezione e mentalità).
E' una cosa salubre lasciare quella parte del corpo corazzata da ovatta, polimeri, plastica, sempre, qualsiasi sia la stagione?
Le mamme spesso sanno quando i loro bimbi stanno per fare la cacca: il bimbo lo sa, la mamma lo sa, perché allora non cogliere l’occasione per togliere il pannolino e liberarsi altrove? Così facendo si permetterebbe al bimbo di associare alla cacca un luogo diverso dal pannolino, di scoprire che la mamma se ne occupa e che la cacca non è una cosa da fare di nascosto e da tenere per sé.
Forse per noi occidentali l’idea di lasciare il bambino (anche neonato) senza pannolino, potrebbe sembrare alquanto strana, ma in realtà circa la metà dei bambini del mondo, in particolare in Asia, Africa e Sud America,non indossano mai pannolini e all’età di un anno, sono in grado di fare pipì e popò nel vasino. In Cina ad esempio, i piccoli indossano dei pantaloni speciali aperti sotto, di modo che quando un genitore vede che il suo bimbo ha bisogno di “andare in bagno”, immediatamente può portarlo in un posto adeguato.

Il controllo sfinterico

Di solito, si afferma che il completo controllo di vescica e intestino si raggiunge tra i 18 mesi e i 2 anni, ma –secondo lo studio “Educazione assistita al vasino in una famiglia occidentale” pubblicato negli Stati Uniti nel 2004 sulla rivista medica “The Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics”- gli sfinteri del lattante sono più pronti e funzionanti di quanto si pensi.
Guardandolo dal punto di vista dell’EC esso appare mal posto. Si dice che l’età per il raggiungimento del controllo degli sfinteri sia circa 24 mesi; si dice che forzare i bambini a fare a meno del pannolino prima di quell’età sia una violenza inutile; si dice che da quel momento in poi con delicatezza si può cominciare a togliere il pannolino. Eppure molti bambini fanno resistenza a questo passaggio.
Riflettiamo un attimo. Quando il bambino nasce gli mettiamo il pannolino e lo teniamo a farvi i suoi bisogni 24 ore al giorno tutti i giorni per anni. Facendo ciò noi chiudiamo qualsiasi comunicazione riguardo all’espletamento dei bisogni fisiologici. Vi è in questo comportamento un duplice messaggio implicito. Il primo è che cacca e pipì non sono fatti di cui curarsi: basta il pannolino e tutto ciò che si deve fare è prenderlo e buttarlo nel bidone. Il secondo messaggio è che il luogo giusto in cui fare cacca e pipì è il pannolino.
Non utilizzare il pannolino, anche nei primi mesi, non è una forzatura se fatto in modo dolce. La forzatura avviene quando, mettendo il pannolino in modo continuativo, implicitamente diciamo al bambino che quello è il luogo giusto dove scaricarsi e poi a un certo punto, verso i due o peggio tre anni glielo togliamo e gli diciamo apertamente che quello NON è più il luogo giusto, che tutto quello che è successo prima è sbagliato, e che adesso ci si deve scaricare nel vasino.
In casi come questo, molti bambini reagiscono male e possono diventare stitici: è normale, per loro questa incongruenza è un trauma. Anche perché, portando il pannolino in modo continuativo (e non sentendo mai il bagnato, in caso di pannolini mono-uso), il bambino non ha mai avuto modo di 
allenare la sua naturale predisposizione ad apprendere il controllo degli sfinterie acquisire la consapevolezza delle proprie funzioni escretive; è spinto ad apprenderle in fretta e tutto d’un tratto.
Cosa succede quando il genitore toglie il pannolino al bambino? Lui non sa più cosa deve fare e perché, e se vogliamo fargli riacquisire consapevolezza dobbiamo, a questo punto sì, insegnargliela da capo attraverso un allenamento. In secondo luogo, il genitore, dopo aver detto e confermato implicitamente per anni che cacca e pipì si devono fare nel pannolino, improvvisamente gli dice che no, il luogo giusto non è più il pannolino, ma il vasino. Potrebbe essere questo il vero “trauma”: improvvisamente ciò che era giusto e buono diventa sbagliato e cattivo. Il pannolino poi abitua il bambino a tenere i propri bisogni con sé, è come collegato al proprio corpo: un bambino che tiene il pannolino 24 ore per anni, non ha mai occasione di vedere i suoi escrementi, di vederli uscire da sé e scorrere lontano. Per tanti bambini vedere i propri escrementi, qualcosa che appartiene loro, cadere in un buco nero potrebbe essere spaventoso.
Bisognerebbe prendere almeno atto del fatto che la normalità per un neonato è stare senza pannolino; capito questo, potremmo correttamente dedicare il nostro tempo al “senza pannolino”, in base alle nostre possibilità di tempo, di voglia e di pazienza.
Naturalmente capita spesso di perdere delle pipì, soprattutto quando si hanno ospiti, quando mamma o bimbo sono malati, quando si hanno giornate frenetiche, quando si è nervosi o si ha pensieri per la testa Iniziare questo percorso significa sapere che ci saranno periodi si e periodi no, che ci saranno pipì da asciugare, che non dovremo chiedere troppo a noi stesse e magari ripiegare su un pannolino lavabile quando non possiamo farne a meno ma sarà un percorso illuminante e pieno di soddisfazioni. E' una cosa da fare con il sorriso, sempre come gioco e mai, mai, mai arrabbiarsi, se capita state sbagliando e vi prego lasciate perdere. EC non è qualcosa da extraterrestri ma è semplicemente questo: essere consapevoli.

Difficoltà..
  • richiede di dedicarsi molto alla cura del bebè soprattutto nel primo anno. Questo è sicuramente la cosa più impegnativa ma del resto sono comunque ore che si trascorrono con i bimbi dedicandosi a loro anche senza fare EC, è solo una cosa in più
  • è una pratica che spaventa parenti, amici e mariti ma alla fine la prova evidente davanti agli occhi li smentisce e sono i primi a ricredersi
  • spesso si trovano resistenze ai nidi (ma in tal caso è possibile farlo part time quando si è a casa)
  • ci vuole una scorta di mutandine da portarsi sempre dietro, anche quando si va al parco ma si impara ad anticiparli
  • richiede di essere abbastanza sereni rispetto ad asciugare la pipì da terra o di lavare vestiti bagnati
  • nel post-parto, che per noi mamme poi già è un periodo delicato, potrebbe essere facile scoraggiarsi o l’EC, ma si può tranquillamente iniziare dopo (i primi 6 mesi sono il periodo ottimale)

EC PART TIME
Per questi motivi nelle società moderne spesso l'EC viene fatto part time, cosa significa part time? Può significare solo di giorno, solo in casa, o altre mille sfaccettature, ogniuna trova la sua. Trovate il sistema più adatto a voi, cercate però di mantenere delle pipiì giornaliere, ad esempio lavorate e il bimbo va al nido? Potete comunque fare EC al risveglio al mattino o al pomeriggio al rientro a casa.

Vantaggi..

I pannolini sono un’esigenza degli adulti più che dei bambini, che – crescendo senza – possono naturalmente da subito associare il vasino ai bisogni fisiologici e quindi anticipare la consapevolezza del controllo degli sfinteri, oltre ad avere maggiore libertà nei movimenti. I genitori che hanno adottato questo metodo, affermano che – già ad un anno – i propri figli sono stati in grado di usare correttamente il vasino e ne ha giovato anche il legame affettivo e la conoscenza del bambino.
  • Inoltre, l’EC evita la fase dello spannolinamento e i possibili problemi legati al pannolino, che – a volte – porta eritemi o dermatiti, oltre a rappresentare un costo notevole, in termine di denaro e di impatto ambientale. Chi non se la sente a cimentarsi con l’EC al 100%, può farlo part time come descritto sopra.
  • assenza di arrossamenti del culetto, è più difficile che si sviluppino funghi (come la candida), i genitali del bambino respirano sempre, anziché rimanere “impacchettati” per anni.
  • il bambino impara a gattonare e a camminare senza essere infagottato dal pannolino
  • si risparmiano molti soldi
  • e' una pratica totalmente ecologica
  • aiuta il bambino a prendere coscienza anche delle parti intime del suo corpo da subito e a capire cosa avviene in quella zona (la mia pirma bimba, cresciuta con il pannolino, si terrorizzò la prima volta che si fece la pipì addosso quando decisi di toglierle il pannolino)
  • si crea un ulteriore canale di comunicazione con il bambino
  • aiuta il bambino a prendere coscienza anche delle parti intime del suo corpo da subito e a capire cosa avviene in quella zona, il bambino è cosciente delle proprie evacuazioni, il passaggio all'autonomia nell'uso del vasino è molto più rapida di quando si usa il pannolino
  • le tate straniere sono in genere molto a loro agio con questa pratica e la apprezzano e sono in grado di aiutarvi

Cosa osservare

Ecco alcune delle cose da osservare per iniziare con l'ec:

  1. i tempi: i bambini non sono rubinetti aperti. Tra una pipì e l'altra passano almeno 20 minuti, ma anche 1 o 2 ore o di più, a seconda di quando poppano. Quando le pipì sono più ravvicinate spesso è perché il bebè sentendosi bagnare ne fa solo un po' e poi la trattiene, oppure perché poppa di continuo.
    Dunque cominciate a segnare quanto tempo passa fra una pipì e l'altra, quanto tempo fa la pipì dopo la poppata e quante volte.
  2. I segnali: a volte le pipì sono precedute da segnali, magari anche molto lievi, ad es: un leggero brivido, un versetto, un piccolo pianto, i piedini o le manine che si agitano...ma ogni bimbo utilizza un suo linguaggio e sarà una delle soddisfazioni maggiori imparare a interpretarli.
  3. Le abitudini ricorrenti: proprio come noi, in genere i bambini fanno la pipì al risveglio da un pisolino, a volte quando rientrano da una passeggiata, a volte mentre poppano o 10 minuti dopo. Potete trovare voi se ci sono dei momenti in cui sembra che ci sia sempre una pipì associata.
4.Dopo un po' che avrete iniziato l'ec il vostro istinto si affinerà suggerendovi quando potrebbe voler fare pipì, provate ad assecondare l'istinto. Inoltre dopo un po' (anche solo dopo un paio di settimane) scoprirete che i bambini sono molto ricettivi e hanno imparato che quando li mettete in una certa posizione e gli fate il classico versetto della pipì, loro libereranno la vescica.

Cosa fare e cosa non fare

L'ec non è un'educazione precoce al vasino, nel senso che l'obiettivo non può essere quello di rendere il bambino indipendente e autonomo, ma quello di mettersi a sua disposizione per aiutarlo a maturare anche su questo campo come sugli altri, questo con notevoli benefici per il bimbo (o la bimba) e per l'ambiente.
Per questo non stressate il bambino, non sgridatelo e non spazientitevi con lui (o lei) se i tentativi vanno a vuoto, se vi sporca o si sporca.
Un processo dunque molto dolce e naturale, assolutamente non coercitivo, con cui il bambino, già a partire dai primissimi mesi, impara con l’assistenza dei genitori a comunicare le sue necessità. 
Consigli:
- Tenere il neonato o il bambino il più possibile senza pannolino, in modo da poter cogliere i segnali che manda. Organizzarsi con cerate impermeabili, scodelline e contenitori da tenere a portata di mano,  anche sotto il piccolo anche mentre poppa, e da usare all’occorrenza…
- Passato qualche giorno appena capiti i segnali, con movimenti o versetti, lo/la si porta nel lavandino/nel vasino/riduttore o bacinella e le facciamo un segnale sonoro: “PPssssss” e la fa! E' importante parlare al bimbo/a e spiegare a parole cosa gli succede (esempio.. hai fatto la pipì :) )
Portare il bimbo sul wc o lavabo ogni tot tempo, ma per pochissimi minuti, non è necessario sostare per troppo tempo, sarebbe stressante per entrambi, e noterete che all’inizio la pipì arriva ogni pochi minuti, ma poi procedendo nell’EC i tempi si allungheranno… (esempio bimbo di 3 mesi 30 minuti, 6 mesi 45 min. ecc è un esempio ogni bimbo è a sé). Potete iniziare a provare dai primi giorni di vita, ma anche dopo, nei primi mesi. Più si inizia tardi e più diventa difficile, ma non è impossibile, dipende tantissimo dal bambino e da come procederete…
Quando ci sembra che il bimbo possa aver bisogno di fare pipì fidiamoci di queste sensazioni e vediamo se è vero, scopriremo che spesso il nostro intuito comunica ancora meglio col nostro bambino! spesso se la tecnica dei segnali è difficile da comprendere nell'immediato ci si trova ad agire per istinto e molte volte funziona. Sappiamo che il nosto piccolo di 6 mesi fa pipì ogni 45 minuti circa? Dopo un po' di volte istintivamente sapremo che sarà il momento.
- provate a portare il piccolo subito dopo il riposino diurno o notturno
Non pensiamo che sia una gara a chi è più bravo, perché ci saranno vestiti da cambiare, pipì da asciugare, momenti di “sciopero”, in cui il bambino sembrerà tornare indietro, non voler più collaborare… Se si sceglie questa strada, dobbiamo sapere che lo scopo non è togliere il pannolino il prima possibile, ma l’instaurarsi di una comunicazione intensa col proprio bambino, che tiene conto anche di questa parte della sua esistenza. Abbiate pazienza, potete cercare di arginarli dolcemente, magari distraendoli, ma se non ne vogliono sapere non forzateli, fate una pausa e riprovate più avanti.
- vestirli in modo comodo e veloce, possono essere utili semplici mutandine, mutandine lavabili trainers, scaldamuscoli ecc No body e tutine, si vestiti spezzati
- E’ importante anche inserire delle cerate sottili nel letto o sotto il bambino se lo appoggiamo su un tappeto o su un divano. O anche solo un asciugamano grande ripiegato
RICORDARSI che fare EC non deve essere stressante ma deve essere un piacere


QUANDO INIZIARE
I primi sei mesi sono il periodo d’oro dell’EC, i bambini hanno una finestra di apprendimento” aperta ed associano molto velocemente una posizione alla necessità di fare pipì o cacca. E’ sufficiente quindi cominciare a tenergli aperte le gambette (appoggiando la testa sul braccio nei primi mesi) sopra un lavandino, un vasino o un contenitore di qualsiasi tipo, meglio ancora se riusciamo ad associare un suono da usare per facilitare il rilassamento e quindi l’evacuazione (il classico Psss).

EC NOTTURNO
Spesso i bimbi abituati a fare EC non evacuano durante il sonno, si svegliano per fare pipì.

SCIOPERI
Crescendo i bimbi spesso segnalano molto meno, perchè più impegnata a giocare, esplorare, muoversi, ma ce lo avevano anticipato, quindi andiamo avanti sereni, sapendo che si tratta, appunto, di una fase. Gira per casa in pantaloncini o con solo le mutande, in base anche al clima e se scappa qualche pipì, pace, si asciuga in fretta e si ha un cambio a portata di mano.
Quando sono portati in fascia o in un marsupio, segnala molto di più,  alcuni studi infatti dicono che l’istinto è quello di non farla addosso alla mamma/papà.


Fonti e risorse utili
Gruppo facebook


LIBRI in tema
Laurie Boucke, Senza pannolino
Dal Prà Elena, Via il pannolino! Come dare l’addio al pannolino in una prospettiva educativa, etica ed ecologica, Il leone verde edizioni, 2011
Monrocher Zaffarano Sandrine, La vita senza pannolini. L’igiene naturale del bambino. L’Età dell’Acquario Edizioni, 2006
Ingrid Bauer autrice del libro Diaper Free! The Gentle Wisdom of Natural Infant Hygiene),


martedì 22 marzo 2016

parto in casa visto da chi non ha partorito in casa!

Ciao bellissime mamme,
domenica sono stata ad un'incontro,organizzato dall'associazione Nascere insieme per il gruppo MAM (mamma aiuta mamma) , in cui si parlava del parto in casa.
Abbiamo conosciuto due ostetriche , Virginia e Valerie, che a Torino assistono le partorienti in casa, due persone splendide, nonostante abbia avuto poco più di un'ora per conoscerle.
Per me è stata una chiacchierata breve, ho dovuto lasciare l'incontro prima, ma è stato molto interessante, non abbiamo parlato dell'aspetto più pratico, quindi quanto costa, cosa si deve fare per poter partorire in casa etc., ma abbiamo parlato delle differenze tra parto in casa e in ospedale, e le mamme presenti che hanno partorito in casa ci hanno spiegato perchè per loro è stato meglio partorire in casa (quasi tutte hanno potuto provare entrambe le modalità di parti).
Sono stati toccati molti aspetti, prima di tutto la magia che si crea nella propria casa a differenza dell'ospedale che risulta più freddo, essendo nella tua culla puoi essere davvero libera di partorire come vuoi, le ostetriche che ti aiutano sono quelle che ti hanno seguito in gravidanza, quindi ti senti molto più a tuo agio rispetto a partorire in ospedale con persone (quasi sicuramente) sconosciute.
Un altro aspetto, per me molto importante, è quello della condivisione famigliare: prima di tutto il padre può davvero prendere parte alla nascita, attivamente, cosa che invece in ospedale purtroppo non fa, di solito è solo spettatore, stringe la mano, sussurra parole, in casa invece può davvero aiutare insieme alle ostetriche a far nascere il figlio; ma anche la famiglia in se può essere più presente, magari non nella stessa stanza della partoriente, potrebbe risultare una cosa decisamente invadente, ma anche solo in una stanza accanto è sicuramente una partecipazione più coinvolgente.
Sono quasi sicura di voler partorire in casa quando la vita mi darà la gioia di avere un secondo figlio: l'idea di essere a casa mia e partorire esattamente come voglio io mi piace davvero molto.
Bisogna assolutamente mettere in conto che non è un parto per tutte, nel senso che ogni gravidanza è a se, la prima è stata assolutamente fisiologica con un parto totalmente naturale, ma non avendo la sfera di cristallo non posso sapere come andrà un'ipotetica seconda gravidanza, ovviamente spero come la prima, e se così fosse mi piacerebbe davvero poter dare alla luce la mia creatura in casa mia, o sul letto o nella vasca apposita.
Voi cosa ne pensate? Avete parorito in ospedale o in casa? vi piacerebbe partorire in casa?

aspetto le vostre esperienze
Baci
Mamma Dada <3

vi segnalo questo sito: www.nascereacasa.it



martedì 2 febbraio 2016

Project Life!

Quando non ero una mamma mi chiedevo sempre perchè diavolo si dovessero eprimere le età dei propri figli in mesi, ora invece capisco molto bene, fa molto meno effetto dire 32 mesi che due anni e mezzo!!!!! Alessandro, nato il 9 giugno 2013, è giunto alla soglia dei tre anni (insomma si mancano ancora cinque mesi, ma per me è gia soglia!!!!) così velocemente che mi sembra fin di non essermi goduta davvero questi anni. Sono passati così rapidamente che mi sento quasi in colpa di non ricordare con precisione assoluta ogni suo minimo cambiamento!
Ecco perchè ho inziato a giugno 2015 il project life.
Cominciamo dalle basi: il project life è un sistema di organizzazione foto e ricordi inventato dalla splendida Becky Higgins, potete trovarla in qualsiasi social network e vi innamorerete dei suoi prodotti, che consiste in un album ad anelli, piccolo o grande, e delle page protector, ossia delle buste trasparenti con i buchi, come quelle che usavamo a scuola, ma suddivise in taschine di diversa grandezza che permettono di inserire le fotografie e le card, delle carte fatte su misura colorate e con scritte, che permettono sia di decorare che di fare il journaling, un piccolo scritto per appunto fissare, fare memoria, di quel dato giorno o di quel dato momento. Spero di essere stata chiara, è più difficile a spiegarlo che a capirlo! Io mi sono innamorata di questo metodo, il mio project life è per comodità, diviso in mesi, e lo adoro!!
Qui di seguito vi metto qualche foto per capire di cosa sto parlando, fidatevi, appena le vedrete sarà tutto molto più chiaro!
 questo è l'album in se pagato 19, 90€



 in queste due foto , sopra e sotto, ci sono due tipi di card diverse, piccola e grande


 i page protector sono di diverse grandezze sia come pagine che come taschine


Il materiale come album e page protector li ho comprati su www.timbroscrapmania.com, dove potete trovare di tutto, le card e gli abbellimenti, invece, io li compro da una ragazza su facebook nel gruppo "svendita materiale creativo di Lisa".
Spero di avervi un po' incuriosito e magari dato qualche spunto per sistemare le fotografie dei vostri cuccioli=)
se andate su yt e scrivete "project life" nella ricerca troverete un sacco di video dedicati, sopratutto di americane, che sono molto molto brave =)

al prossimo post!
un bacione!
Mamma Dada

lunedì 25 gennaio 2016

sfida smashosa !

eccomi di nuovo con un altro post smashoso !
questa volta vi mostro la paginetta invernale che voglio far partecipare al contest del blog di Timbroscrapmania : http://timbroscrapmania.blogspot.it/2015/12/challenge-115-unusual-christmas.html
Avete tempo fino al 14 febbraio per partecipare anche voi =)

spero vi piaccia =) un bacione
Mamma Dada!

smashbook !

Buondì! Oggi vi parlo di una delle mie tante e piccole passioni: lo smashbook! Per chi non sapesse di cosa sto parlando spiego subito: lo smashbook è in estrema sintesi un diario "personale" ma da decorare in stile scrapbooking! Ne esistono già di pronti: sono quaderni con la spirale e le pagine tutte diverse tra di loro con già uno sfondo molto particolare cosicchè la decorazione possa essere più veloce! Questo diario serve comuqnue per fare ricordo, imprimere su queste pagine una foto o dei piccoli ricordi di una particolare giornata o evento. Quello che vi farò vedere oggi non è uno di quelli che si comprano già fatti, io, infatti, sono partita da un prodotto della stamperia composto da quattro anelli apribili e qualche pagina di cartone vuota, ho decorato tutte le pagine facendo anche la copertina e inserendo altre pagine in cartoncino decorato! Mi piace molto fare smash, è un modo facile e veloce per rilassarsi e per fare scrap anche per chi non è molto ratica di questo mondo.
Qui di seguito vi farò vedere qualche pagina del mio smashbook, quelle che a parer mio sono più belle, poi inserirò un altro post subito dopo questo con una pagina smashbook che farò partecipare a un contest di un altro blog, ma spiegherò tutto dopo.
Inoltre vi lascio due link di due differenti gruppi smash di facebook, molto belli entrambi, vi invito a seguirli per capire se lo smashbook è un mondo che fa per voi!
1: https://www.facebook.com/groups/meforsmashbook/?fref=tsù
2: https://www.facebook.com/groups/smashbookterapia/?fref=ts








Ciao alla prossima =)
Mamma Dada

mercoledì 20 gennaio 2016

Arrivederci al prossimo bimbo ...

Purtroppo ho dovuto lavare, stirare e metter via il nostro amatissimo mei tai...
Alessandro è cresciuto e quindi non ci va più bene, ma è stato un ottimo compagno di viaggio, un buon supporto semistrutturato ed ergonomico a costo zero! Eh si, lo vinsi tempo fa in un giveaway della pagina facebook Meitai mundo!  https://www.facebook.com/meitaimundo/?fref=ts
E' un buon mei tai, non ottimo devo dire, se lo avessi scelto e pagato ne avrei preferito uno con gli spallaci più larghi e imbottiti sulle spalle e anche sui fianchi e con un pannello leggermente più grosso per portare Ale un pochino più a lungo, ma nonostante questi piccoli difettucci ha mille altri pregi.
Prima di tutto spiego meglio, un mei tai è un supporto per portare i bimbi dopo i sei mesi sia pancia contro pancia che sulla schiena; è ergonomico in quanto ha una seduta (dove appunto poggia il sederino il nostro bimbo) che permette alle gambine del nostro cucciolo di stare a M, ossia ben aperte (come se fosse appunto seduto) e non appese come succede con i marsupi non ergonomici; ed è semistrutturato perchè non è una fascia portabebè da far girare intorno al corpo di mamma e bimbo per indossarla e legarla, ma non è un marsupio classico con i ganci che fanno "clac" e sono a posto! E' infatti, una via di mezzo: ha un pannello per fare seduta del bimbo, dal quale partono quattro lunghe "corde" che si legheranno sulla vita due facendole passare sulle spalle e due girandole intorno alla vita stessa !
So che a parole non è molto capibile! infatti qui di seguito vi lascio il link al video su you tube che misi tempo fa su come, appunto, si lega un mei tai =) https://www.youtube.com/watch?v=tvtwl96ZVsI
Inoltre vi lascio alcune fotografie sia del mio meraviglioso mei tai che delle posizioni corrette e scorrette dei vari marsupi in commercio, senza ovviamente far nomi, se avete bisogno di saperne di più fatemelo sapere, anche se a breve farò un altro post sul babywearing in generale =)