ecco a voi l'articolo scritto dalla mia amica Azzurra!
Che
cos'è
Molto
spesso l’EC viene associato in modo diretto all’uso del vasino:
un altro modo di chiamare
l’EC infatti è infant
potty training (allenamento
infantile al vasino): insomma l’EC può sembrare un metodo per
insegnare ai neonati a fare la cacca e la pipì nel vasino, che
ricorda certi tentativi coercitivi che si facevano negli anni ’50
per costringere i bimbi dopo l’anno a non farsi più la cacca
addosso, tenendoli ore seduti sul vasino e causando spesso problemi.
L’EC
non è un metodo, è qualcosa di più profondo e al tempo stesso più
semplice: è il modo con cui la mamma (o chi accudisce il neonato)
risponde alle sue necessità fisiologiche. È, appunto,
comunicazione. Se il bimbo ha fame, la mamma risponde prontamente
tirando fuori il seno e sfamandolo; se ha freddo la mamma risponde
coprendolo; se ha sonno o è agitato la mamma risponde cullandolo e
abbracciandolo. Perché, invece, se il bimbo ha bisogno di fare la
pipì e la cacca, la mamma non risponde permettendogli di liberarsi
come ogni mamma-mammifero?
Si
scopre che i neonati sembrano avere consapevolezza delle proprie
necessità fisiologiche: sentono quando la loro vescica è piena e,
proprio perché è piena, la svuotano; non ci sarebbe infatti alcun
motivo per sforzarsi di trattenere la pipì. Come sanno quando hanno
fame o quando hanno sonno o quando hanno freddo, così sanno quando
devono fare la pipì e la cacca.
Come
suggerisce anche il nome (Comunicazione
di Eliminazione),
si basa sull’osservazione e l’interpretazione
del linguaggio del corpo del
bambino, che “parla” anche attraverso vari tipi di pianto, varie
espressioni del viso o comportamenti. Chi non conosce l’EC pensa
che sia impossibile capire quando il bambino deve fare la pipì o la
cacca, perché non ponendo attenzione ci si perdono questi segnali,
ma chi pratica EC sa che i segnali ci sono, e pian piano si impara a
riconoscerli. Anche da piccolissimi i neonati comunicano il bisogno
di evacuare, ma se il genitore non risponde a questo bisogno, il
bambino smette di comunicarlo. Può essere un versetto, una smorfia,
un movimento particolare… qualcosa che può passare inosservato, se
si ha il pannolino che rende invisibile la conseguenza di quei
segnali… ma se il bimbo non ha il pannolino, la mamma impara a
capire che dopo quel certo versetto o movimento, il piccolo fa la
pipì… E inizia a collegare le due cose. Col tempo imparerà ad
anticipare l’evacuazione, portando tempestivamente il bimbo a fare
la pipì… istintivamente. E anche il bimbo, da parte sua, vedendo
che c’è interesse da parte del genitore, imparerà ad aspettare e
si impegnerà nella riuscita di tutto ciò.
Anche
ritmi, orari ed eventi come la pappa o il sonno possono aiutare
a riconoscere
anticipatamente le esigenze del
bambino. Non appena si colgono questi segnali, il lattante va portato
in bagno e seduto sul vasino (o sul lavandino, se si ritiene più
comodo), tenendolo in braccio e con la schiena appoggiata, finché
non sarà in grado di reggersi seduto da solo.
I
neonati sembrano sapere cosa stanno per fare e sceglierebbero anche,
se dessimo loro la possibilità, il luogo dove liberarsi.
Il
pannolino è un tappo, un tappo comodissimo che ci permette di non
doverci occupare, se non minimamente, dei bisogni di evacuazione del
bambino. Certo è una grande comodità, perché possiamo dimenticarci
di questi bisogni per ore, è una comodità per la mamma, ma non
una necessità per il bambino:
il bambino non ha bisogno del pannolino. Per le mamme africane,
cinesi o indiane è normale occuparsi dei bisogni dei loro bimbi,
permettendo loro di espletarli senza sporcarsi, riconoscendo i loro
segnali e i loro tempi; e quando sentono dire che le mamme
occidentali lasciano i loro figli a mollo nei loro escrementi
rimangono scandalizzate (anche se l’arrivo della modernizzazione
sta modificando anche la loro percezione e mentalità).
E'
una cosa salubre lasciare quella parte del corpo corazzata da ovatta,
polimeri, plastica, sempre, qualsiasi sia la stagione?
Le
mamme spesso sanno quando i loro bimbi stanno per fare la cacca: il
bimbo lo sa, la mamma lo sa, perché allora non cogliere l’occasione
per togliere il pannolino e liberarsi altrove? Così facendo si
permetterebbe al bimbo di associare alla cacca un luogo diverso dal
pannolino, di scoprire che la mamma se ne occupa e che la cacca non è
una cosa da fare di nascosto e da tenere per sé.
Forse
per noi occidentali l’idea di lasciare il bambino (anche neonato)
senza pannolino, potrebbe sembrare alquanto strana, ma in realtà
circa la metà dei bambini del mondo, in particolare in Asia,
Africa e Sud America,non
indossano mai pannolini e all’età di un anno, sono in grado di
fare pipì e popò nel vasino. In Cina ad esempio, i piccoli
indossano dei pantaloni speciali aperti sotto, di modo che quando un
genitore vede che il suo bimbo ha bisogno di “andare in bagno”,
immediatamente può portarlo in un posto adeguato.
Il
controllo sfinterico
Di
solito, si afferma che il completo controllo di vescica e intestino
si raggiunge tra i 18 mesi e i 2 anni, ma –secondo lo studio
“Educazione assistita al vasino in una famiglia occidentale”
pubblicato negli Stati Uniti nel 2004 sulla rivista medica “The
Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics”- gli sfinteri
del lattante sono più pronti e funzionanti di quanto si pensi.
Guardandolo
dal punto di vista dell’EC esso appare mal posto. Si dice che l’età
per il raggiungimento del controllo degli sfinteri sia circa 24 mesi;
si dice che forzare i bambini a fare a meno del pannolino prima di
quell’età sia una violenza inutile; si dice che da quel momento in
poi con delicatezza si può cominciare a togliere il pannolino.
Eppure molti bambini fanno resistenza a questo passaggio.
Riflettiamo
un attimo. Quando il bambino nasce gli mettiamo il pannolino e lo
teniamo a farvi i suoi bisogni 24 ore al giorno tutti i giorni per
anni. Facendo ciò noi chiudiamo qualsiasi comunicazione riguardo
all’espletamento dei bisogni fisiologici. Vi è in questo
comportamento un duplice messaggio implicito. Il primo è che cacca e
pipì non sono fatti di cui curarsi: basta il pannolino e tutto ciò
che si deve fare è prenderlo e buttarlo nel bidone. Il secondo
messaggio è che il luogo giusto in cui fare cacca e pipì è il
pannolino.
Non
utilizzare il pannolino, anche nei primi mesi, non è una forzatura
se fatto in modo dolce. La forzatura avviene quando, mettendo il
pannolino in modo continuativo, implicitamente diciamo al bambino che
quello è il luogo giusto dove scaricarsi e poi a un certo punto,
verso i due o peggio tre anni glielo togliamo e gli diciamo
apertamente che quello NON è più il luogo giusto, che tutto quello
che è successo prima è sbagliato, e che adesso ci si deve scaricare
nel vasino.
In casi come questo, molti bambini reagiscono male e
possono diventare stitici: è normale, per loro questa incongruenza è
un trauma. Anche perché, portando il pannolino in modo continuativo
(e non sentendo mai il bagnato, in caso di pannolini mono-uso), il
bambino non ha mai avuto modo di allenare
la sua naturale predisposizione ad apprendere il controllo degli
sfinterie
acquisire la consapevolezza delle proprie funzioni escretive; è
spinto ad apprenderle in fretta e tutto d’un tratto.
Cosa
succede quando il genitore toglie il pannolino al bambino? Lui non
sa più cosa deve fare e perché,
e se vogliamo fargli riacquisire consapevolezza dobbiamo, a questo
punto sì, insegnargliela da capo attraverso un allenamento. In
secondo luogo, il genitore, dopo aver detto e confermato
implicitamente per anni che cacca e pipì si devono fare nel
pannolino, improvvisamente gli dice che no, il luogo giusto non è
più il pannolino, ma il vasino. Potrebbe essere questo il vero
“trauma”: improvvisamente ciò che era giusto e buono diventa
sbagliato e cattivo. Il pannolino poi abitua il bambino a tenere i
propri bisogni con sé, è come collegato al proprio corpo: un
bambino che tiene il pannolino 24 ore per anni, non ha mai occasione
di vedere i suoi escrementi, di vederli uscire da sé e scorrere
lontano. Per tanti bambini vedere i propri escrementi, qualcosa che
appartiene loro, cadere in un buco nero potrebbe essere spaventoso.
Bisognerebbe
prendere almeno atto del fatto che la normalità per un neonato è
stare senza pannolino;
capito questo, potremmo correttamente dedicare il nostro tempo al
“senza pannolino”, in base alle nostre possibilità di tempo, di
voglia e di pazienza.
Naturalmente
capita spesso di perdere delle pipì, soprattutto quando si hanno
ospiti, quando mamma o bimbo sono malati, quando si hanno giornate
frenetiche, quando si è nervosi o si ha pensieri per la testa
Iniziare questo percorso significa sapere che ci saranno periodi si e
periodi no, che ci saranno pipì da asciugare, che non dovremo
chiedere troppo a noi stesse e magari ripiegare su un pannolino
lavabile quando non possiamo farne a meno ma sarà un percorso
illuminante e pieno di soddisfazioni. E' una cosa da fare con il
sorriso, sempre come gioco e mai, mai, mai arrabbiarsi, se capita
state sbagliando e vi prego lasciate perdere. EC non è qualcosa da
extraterrestri ma è semplicemente questo: essere consapevoli.
Difficoltà..
richiede
di dedicarsi molto alla cura del bebè soprattutto nel primo anno.
Questo è sicuramente la cosa più impegnativa ma del resto sono
comunque ore che si trascorrono con i bimbi dedicandosi a loro anche
senza fare EC, è solo una cosa in più
è
una pratica che spaventa parenti, amici e mariti ma alla fine la
prova evidente davanti agli occhi li smentisce e sono i primi a
ricredersi
spesso
si trovano resistenze ai nidi (ma in tal caso è possibile farlo
part time quando si è a casa)
ci
vuole una scorta di mutandine da portarsi sempre dietro, anche
quando si va al parco ma si impara ad anticiparli
richiede
di essere abbastanza sereni rispetto ad asciugare la pipì da terra
o di lavare vestiti bagnati
nel post-parto,
che per noi mamme poi già è un periodo delicato, potrebbe essere
facile scoraggiarsi o l’EC, ma si può tranquillamente iniziare
dopo (i primi 6 mesi sono il periodo ottimale)
EC
PART TIME
Per
questi motivi nelle società moderne spesso l'EC viene fatto part
time, cosa significa part time? Può significare solo di giorno, solo
in casa, o altre mille sfaccettature, ogniuna trova la sua. Trovate
il sistema più adatto a voi, cercate però di mantenere delle pipiì
giornaliere, ad esempio lavorate e il bimbo va al nido? Potete
comunque fare EC al risveglio al mattino o al pomeriggio al rientro a
casa.
Vantaggi..
I
pannolini sono un’esigenza degli adulti più che dei bambini, che –
crescendo senza – possono naturalmente da subito associare
il vasino ai bisogni fisiologici e
quindi anticipare la consapevolezza del controllo degli sfinteri,
oltre ad avere maggiore libertà nei movimenti. I genitori che hanno
adottato questo metodo, affermano che – già ad un anno – i
propri figli sono stati in grado di usare correttamente il vasino e
ne ha giovato anche il legame affettivo e la conoscenza del bambino.
Inoltre,
l’EC evita la fase dello spannolinamento e i possibili problemi
legati al pannolino,
che – a volte – porta eritemi o dermatiti, oltre a rappresentare
un costo notevole, in termine di denaro e di impatto ambientale. Chi
non se la sente a cimentarsi con l’EC al 100%, può farlo part
time come descritto sopra.
assenza
di arrossamenti del culetto, è più difficile che si sviluppino
funghi (come la candida), i genitali del bambino respirano sempre,
anziché rimanere “impacchettati” per anni.
il
bambino impara a gattonare e a camminare senza essere infagottato
dal pannolino
si
risparmiano molti soldi
e'
una pratica totalmente ecologica
aiuta
il bambino a prendere coscienza anche delle parti intime del suo
corpo da subito e a capire cosa avviene in quella zona (la mia pirma
bimba, cresciuta con il pannolino, si terrorizzò la prima volta che
si fece la pipì addosso quando decisi di toglierle il pannolino)
si
crea un ulteriore canale di comunicazione con il bambino
aiuta
il bambino a prendere coscienza anche delle parti
intime del suo corpo da
subito e a capire cosa avviene in quella zona, il bambino è
cosciente delle proprie evacuazioni, il passaggio all'autonomia
nell'uso del vasino è molto più rapida di quando si usa il
pannolino
le
tate straniere sono in genere molto a loro agio con questa pratica e
la apprezzano e sono in grado di aiutarvi
Cosa
osservare
Ecco
alcune delle cose da osservare per iniziare con l'ec:
i
tempi:
i bambini non sono rubinetti aperti. Tra una pipì e l'altra passano
almeno 20 minuti, ma anche 1 o 2 ore o di più, a seconda di quando
poppano. Quando le pipì sono più ravvicinate spesso è perché il
bebè sentendosi bagnare ne fa solo un po' e poi la trattiene,
oppure perché poppa di continuo.
Dunque
cominciate a segnare quanto tempo passa fra una pipì e l'altra,
quanto tempo fa la pipì dopo la poppata e quante volte.
I
segnali:
a volte le pipì sono precedute da segnali, magari anche molto
lievi, ad es: un leggero brivido, un versetto, un piccolo pianto, i
piedini o le manine che si agitano...ma
ogni bimbo utilizza un suo linguaggio e sarà una delle
soddisfazioni maggiori imparare a interpretarli.
Le
abitudini ricorrenti:
proprio come noi, in genere i bambini fanno la pipì al risveglio da
un pisolino, a volte quando rientrano da una passeggiata, a volte
mentre poppano o 10 minuti dopo. Potete trovare voi se ci sono dei
momenti in cui sembra che ci sia sempre una pipì associata.
4.Dopo
un po' che avrete iniziato l'ec il vostro istinto si
affinerà suggerendovi quando potrebbe voler fare pipì, provate ad
assecondare l'istinto. Inoltre dopo un po' (anche solo dopo un paio
di settimane) scoprirete che i bambini sono molto ricettivi e hanno
imparato che quando li mettete in una certa posizione e gli fate il
classico versetto della pipì, loro libereranno la vescica.
Cosa
fare e cosa non fare
L'ec
non è un'educazione precoce al vasino, nel senso che l'obiettivo
non può essere quello di rendere il bambino indipendente e autonomo,
ma quello di mettersi a sua disposizione per aiutarlo a maturare
anche su questo campo come
sugli altri, questo con notevoli benefici per il bimbo (o la bimba) e
per l'ambiente.
Per
questo non
stressate il bambino, non sgridatelo e non spazientitevi con lui (o
lei) se
i tentativi vanno a vuoto, se vi sporca o si sporca.
Un processo
dunque molto dolce e naturale,
assolutamente non coercitivo, con cui il bambino, già a partire dai
primissimi mesi, impara con l’assistenza dei genitori a comunicare
le sue necessità.
Consigli:
-
Tenere il neonato o il bambino il più possibile senza pannolino, in
modo da poter cogliere i segnali che manda. Organizzarsi con cerate
impermeabili, scodelline e contenitori da tenere a portata di mano,
anche sotto il piccolo anche mentre poppa, e da usare all’occorrenza…
-
Passato qualche giorno appena capiti i segnali, con movimenti o
versetti, lo/la si porta nel lavandino/nel vasino/riduttore o
bacinella e le facciamo un segnale sonoro: “PPssssss”
e la fa! E' importante parlare al bimbo/a e spiegare a parole cosa
gli succede (esempio.. hai fatto la pipì :) )
– Portare
il bimbo sul wc o lavabo ogni tot tempo, ma per pochissimi minuti,
non è necessario sostare per troppo tempo, sarebbe stressante per
entrambi, e noterete che all’inizio la pipì arriva ogni pochi
minuti, ma poi procedendo nell’EC i tempi si allungheranno…
(esempio bimbo di 3 mesi 30 minuti, 6 mesi 45 min. ecc è un esempio
ogni bimbo è a sé). Potete iniziare a provare dai primi giorni di
vita, ma anche dopo, nei primi mesi. Più si inizia tardi e più
diventa difficile, ma non è impossibile, dipende tantissimo dal
bambino e da come procederete…
– Quando
ci sembra che il bimbo possa aver bisogno di fare pipì fidiamoci di
queste sensazioni e vediamo se è vero, scopriremo che spesso il
nostro intuito comunica ancora meglio col nostro bambino! spesso se
la tecnica dei segnali è difficile da comprendere nell'immediato ci
si trova ad agire per istinto e molte volte funziona. Sappiamo che il
nosto piccolo di 6 mesi fa pipì ogni 45 minuti circa? Dopo un po' di
volte istintivamente sapremo che sarà il momento.
-
provate a portare il piccolo subito dopo il riposino diurno o
notturno
–
Non
pensiamo che sia una gara a chi è più bravo, perché ci saranno
vestiti da cambiare, pipì da asciugare, momenti di “sciopero”,
in cui il bambino sembrerà tornare indietro, non voler più
collaborare… Se si sceglie questa strada, dobbiamo sapere che lo
scopo non è togliere il pannolino il prima possibile, ma
l’instaurarsi di una comunicazione intensa col proprio bambino, che
tiene conto anche di questa parte della sua esistenza. Abbiate
pazienza, potete cercare di arginarli dolcemente, magari
distraendoli, ma se non ne vogliono sapere non forzateli, fate una
pausa e riprovate più avanti.
-
vestirli in modo comodo e veloce, possono essere utili semplici
mutandine, mutandine lavabili trainers, scaldamuscoli ecc No body e
tutine, si vestiti spezzati
-
E’ importante anche inserire delle cerate sottili nel letto o sotto
il bambino se lo appoggiamo su un tappeto o su un divano. O anche
solo un asciugamano grande ripiegato
RICORDARSI
che fare EC non deve essere stressante ma deve essere un piacere
QUANDO
INIZIARE
I
primi sei mesi sono il periodo d’oro dell’EC, i bambini hanno
una “finestra
di apprendimento” aperta
ed associano molto velocemente una posizione alla necessità di fare
pipì o cacca. E’ sufficiente quindi cominciare a tenergli aperte
le gambette (appoggiando la testa sul braccio nei primi mesi) sopra
un lavandino, un vasino o un contenitore di qualsiasi tipo, meglio
ancora se riusciamo ad associare un suono da usare per facilitare il
rilassamento e quindi l’evacuazione (il classico Psss).
EC
NOTTURNO
Spesso
i bimbi abituati a fare EC non evacuano durante il sonno, si
svegliano per fare pipì.
SCIOPERI
Crescendo
i bimbi spesso segnalano
molto meno, perchè più impegnata a giocare, esplorare, muoversi, ma
ce lo avevano anticipato, quindi andiamo avanti sereni, sapendo che
si tratta, appunto, di una fase. Gira per casa in pantaloncini o con
solo le mutande, in base anche al clima e se scappa qualche pipì,
pace, si asciuga in fretta e si ha un cambio a portata di mano.
Quando
sono portati in fascia o in un marsupio, segnala molto di più,
alcuni studi infatti dicono che l’istinto è quello di non farla
addosso alla mamma/papà.
Fonti
e risorse utili
Gruppo
facebook
LIBRI
in tema
Laurie
Boucke, Senza
pannolino
Dal
Prà Elena, Via il pannolino! Come dare l’addio al pannolino
in una prospettiva educativa, etica ed ecologica, Il leone verde
edizioni, 2011
Monrocher
Zaffarano Sandrine, La vita senza pannolini. L’igiene naturale
del bambino. L’Età dell’Acquario Edizioni, 2006
Ingrid
Bauer autrice del libro Diaper
Free! The Gentle Wisdom of Natural Infant Hygiene),